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Difficile abbozzare la biografia dell’uomo e dell’autore, così ricca di traguardi e complessa.
Cominciando dall’appellativo “Faber”, che gli diede l’amico Paolo Villaggio, in assonanza con il suo nome e facendo riferimento alla sua predilezione per la omonima marca di pastelli, entriamo in punta di piedi nel suo mondo segnato dall’arte. I suoi album e concerti ci raccontano una sensibilità profonda per gli emarginati, gli sconfitti e per tutte le “diversità”.
Fu riconosciuto poeta da Mario Luzi e da Fernanda Pivano e i suoi testi, che continuano ad essere amati dai giovani, entrano a pieno titolo nelle antologie scolastiche.
È considerato uno dei più grandi cantautori italiani, grazie ai testi scarni e provocatori, la voce personalissima, i ritmi da ballata che all’inizio prendeva come riferimento Georges Brassens, con la sua “poesia in canzone”. Si ispirò a Leonard Coen, a Bob Dylan e, per la poesia, a Lee Masters e Francois Villon.
Poi vi fu la scoperta del jazz e lo studio dell’ideologia anarchica.
Nella società del dopoguerra, ancora chiusa e moralistica, ebbe il coraggio e la coerenza artistica di affrontare temi allora tabù per riscattarne il valore universale.
Amò Genova ed i suoi luoghi-ghetto, come Via del Campo e le creuze, il dialetto genovese che cantò ispirandosi alla cultura mediterranea.
Dopo la sua morte uscì l’album “In direzione ostinata e contraria”, che inizia la riedizione catalogazione di tutta la sua opera, curata da Dori Ghezzi.

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De André muore l'11 gennaio 1999 all'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, dove era ricoverato per l'aggravarsi della malattia, circa un mese prima del suo 59º compleanno.
I funerali si svolgono nella Basilica di Santa Maria Assunta di Carignano a Genova il 13 gennaio: vi partecipa una folla di oltre diecimila persone, tra cui estimatori, amici ed esponenti dello spettacolo, della politica e della cultura.
Nella bara sono stati messi un pacchetto di sigarette, una sciarpa del Genoa, sua squadra del cuore, alcuni biglietti, un naso da clown e un drappo blu.
Dopo la cremazione (testimone incaricato dalla famiglia fu l'amico Beppe Grillo), avvenuta il giorno seguente alla cerimonia funebre, le ceneri sono state disperse, per sua espressa volontà, al largo di Genova, nel Mar Ligure
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